Il pavimento del Duomo di Siena è uno dei più vasti e pregiati esempi di un complesso di tarsie marmoree, un progetto decorativo che è durato cinque secoli, dal Trecento all'Ottocento. Come per la fabbrica della cattedrale, anche il pavimento si intreccia indissolubilmente con la storia stessa della città e della sua arte: per questo nei secoli i senesi non hanno lesinato risorse per la sua creazione prima e per la sua conservazione poi. Composto da più di sessanta scene, è generalmente coperto nelle zone di maggior frequentazione da fogli di masonite, tranne una volta all'anno, per circa due mesi, tra la fine di agosto e la fine di ottobre.

Storia

La tradizione vuole che l'invenzione della decorazione marmorea spetti al caposcuola della pittura senese Duccio di Buoninsegna, anche se non esiste alcuna prova documentaria di ciò. Le più antiche testimonianze legano l'inizio dei lavori al pavimento a un periodo successivo, verso il 1369, quando sono ricordati dei pagamenti ad artefici pressoché sconosciuti (Antonio di Brunaccio, Sano di Marco, Francesco di ser Antonio) per la realizzazione dei primi episodi figurati nel pavimento. In via ipotetica si crede che le prime rappresentazioni possano essere legate a riquadri della navata centrale come la Ruota della Fortuna e la Lupa senese circondata dai simboli delle città alleate (del 1373), poi completamente rifatti nei secoli successivi.

Per trovare una notizia certa su un pannello ancora oggi identificabile si deve attendere il 13 marzo 1406, quando vennero pagati un certo Marchese di Adamo da Como e i suoi aiuti per l'esecuzione di una "ruota" davanti alla porta della sagrestia, ovvero del tondo raffigurante la Fortezza (che pure venne completamente rifatto nel 1839). Già da quel periodo si ha testimonianza del fatto che artisti di fama fornissero cartoni ai maestri specialisti che realizzavano poi la tarsia; tra questi: Domenico di Niccolò, intagliatore e capomastro del Duomo, il Sassetta e Domenico di Bartolo. Seguirono poi, nel corso del Quattrocento, Pietro del Minnella, pure capomastro della cattedrale, Antonio Federighi, Urbano da Cortona, Francesco di Giorgio Martini, Neroccio di Bartolomeo de' Landi, Matteo di Giovanni, Giovanni di Stefano (figlio del Sassetta), Benvenuto di Giovanni e, segnatamente, Luca Signorelli. Nel Cinquecento si registrano ancora i contributi di Guidoccio Cozzarelli, Pinturicchio e, soprattutto, Domenico Beccafumi.

Quest'ultimo lavorò alacremente ai cartoni per le tarsie del presbiterio tra il settembre 1521 e il febbraio 1547, introducendo tecniche espressive di grande innovazione, con un risultato del tutto paragonabile ai grandi cicli pittorici dell'epoca.

A metà del Cinquecento il cantiere del pavimento raggiunse così un quasi completo assetto, esaurendo la fase definibile come "classica", a cui seguirono un continuo lavoro di restauro con aggiunte minori e, soprattutto, la sostituzione dei pannelli ormai consunti dall'uso con copie. Nel 1780 la zona davanti alla Cappella del Voto, opera berniniana, venne decorata dalle figure della Religione e delle Virtù teologali disegnate da Carlo Amidei e messe in opera da Matteo Pini. Tali opere non raggiunsero però un apprezzamento sufficiente e vennero rifatte, circa novant'anni dopo, da Alessandro Franchi.

Il XIX secolo si produsse con vasti restauri e integrazioni. Nel 1859 Leopoldo Maccari rifece in parte la Storia della Fortuna di Pinturicchio e il riquadro del Federighi con le Sette età dell'uomo, sotto la direzione di Luigi Mussini, massimo esponente in Italia della corrente purista. Nel 1878 il Franchi, coadiuvato ancora dal Mussini, disegnò i cartoni per alcuni episodi integrativi, sotto l'esagono della cupola, sostituendo Tre parabole e le Storie di Elia ormai pressoché cancellate. Si tratta di aggiunte che generalmente godono del favore della critica, per la loro "puristica lindura", come le definì Enzo Carli, efficaci nel disegno e nella misurata forza drammatica.

Tema generale

Il tedesco Friedrich Ohly (1977, tradotto nel 1979) fu il primo ad occuparsi del pavimento nel suo insieme, ricercando una tematica comune che legasse i vari episodi, ipotizzando la presenza di un programma figurativo portato avanti nei secoli dai diversi artisti succedutisi alla decorazione. Arrivò alla conclusione che ogni scena fa parte di una rappresentazione della Salvezza nei vari aspetti. Il tutto ha inizio dalle figure sul sagrato esterno (simbolo di ebrei e pagani), che sono escluse dalla salvezza e quindi restano fuori dall'edificio sacro, e dai tre ordini dei presbiteri che introducono il fedele mediando la sua partecipazione alla rivelazione divina.

All'interno, davanti al portale centrale, Ermete Trismegisto simboleggia l'inizio della conoscenza terrena, quella del mondo antico, con un libro che simboleggia Oriente e Occidente, nonché riporta parole legate alla creazione del mondo. Segue un richiamo alla storia e al luogo, con le storie che simboleggiano Siena e le sue imprese, oltre che i suoi alleati, e una rappresentazione della Fortuna che regge le sorti umane (Allegoria del colle della Sapienza e Ruota della Fortuna). Nelle navate laterali le Sibille prefigurano la venuta di Cristo, e ricordano le varie zone del mondo conosciuto.

Una nuova fase del mondo è rappresentata nel transetto, con le storie bibliche che sono già ambientate nell'epoca della rivelazione. L'esagono centrale mostra scene di sacrificio, in stretta connessione con la rievocazione eucaristica che viene celebrata sull'altare. Ai lati invece le imprese militari del popolo ebraico, con l'inclusione della Strage degli Innocenti per il contenuto cruento assimilabile.

Varie partizioni numerologiche vennero segnalate dall'Ohry (sette, cinque), che alluderebbero a vari significati teologici. Seguono poi le storie di Elia, il profeta, e di Mosé, il legislatore, con il popolo ebraico in cammino che simboleggia il pellegrinaggio del visitatore della cattedrale. Le Storie di Davide concludono le serie bibliche, e prefigurano simbolicamente Gesù, il pacificatore.

Non rientrano nel disegno generale le Virtù nel transetto destro, opere tardo-settecentesche, nate quando ormai l'intero significato dello svolgimento delle storie si era evidentemente perso.

Descrizione

Sagrato

Sulla piattaforma al culmine dei gradini di piazza del Duomo, davanti ai portali, si trovano i primi intarsi marmorei, con la rappresentazione del Fariseo e del Pubblicano simbolo, rispettivamente, di ebrei e pagani, cioè i non-cristiani, che non hanno diritto di entrare nel tempio ed assicurarsi la Salvezza. Davanti ai portali si trovano poi le Cerimonie dell'iniziazione di Nastagio di Gaspare (1450 circa, oggi in copia), con un diacono, un sacerdote e un vescovo, depositari dell'ordinazione, che anticipano la sacralità dell'edificio.

Le Sibille

Nell'antichità classica, la Sibilla era una vergine dotata di virtù profetiche in quanto ispirata da un dio, di solito Apollo. Le loro rappresentazioni si trovano lungo le navate laterali, come simboli della rivelazione di Cristo attraverso loro per l'umanità antica. Esse sono originarie dei vari paesi del mondo conosciuto (sono divise in tre gruppi, ioniche, italiche e orientali), e indicano l'universalità del messaggio cristiano.

La commissione delle loro figure risale al biennio 1482-1483 da parte del rettore Alberto Alberighi, e vi attesero vari artisti, rispettando uno stile comune, con le figure lavorate generalmente in marmo bianco su sfondo scuro e incorniciate da un motivo a scacchiera. Poggiano su un piano color mattone e sono accompagnate ciascuna da iscrizioni che ne facilitano l'identificazione e da simboli che chiariscono le loro rivelazioni su Cristo e sulla sua vita. Le profezie sono spesso tratte dall'opera apologetica dei primi secoli cristiani, il Divinae institutiones di Lattanzio.

Stilisticamente le sibille rappresentano un insieme omogeneo e ricordano statue classicheggianti, che contornano elegantemente le allegorie più complesse della navata centrale. Solo alcune hanno subito rifacimenti nel corso dei secoli.

Navata destra

Navata sinistra

Navata centrale

La zona sotto le arcate della navata centrale fu probabilmente la prima ad essere decorata, forse dapprima a mosaico e poi col sistema del commesso in marmo (opus sectile) che si affermò per tutto il pavimento della cattedrale.

Oltre agli intarsi in marmi di diverso colore, le figure venivano poi solcate a graffito lungo i contorni poi riempiti di pece, per far risaltare piccoli segni scuri.

La consunzione lungo il passaggio centrale ha fatto sì che nessuna delle figure sia oggi originale, ma i rifacimenti nei secoli dovettero essere piuttosto fedeli, se venne mantenuta anche la tecnica originaria del mosaico in quella che è forse la scena più antica, la Lupa senese attorno ai simboli delle città alleate.

Questa zona, a parte la figura dell'Ermete Trismegisto, stilisticamente affine alle sibille, è caratterizzata da rappresentazioni allegoriche, piuttosto che figure o scene narrative, a sottolineare l'ampio respiro del messaggio di questa importante parte dell'edificio.

Transetto sinistro

Nel vano della crociera, l'ispirazione per le rappresentazioni non sono più i personaggi dell'antichità e le allegorie, ma temi della storia ebraica, quindi del periodo "sub lege", dopo la rivelazione divina. Si tratta di grandi scene, per dimensioni e ricchezza della narrazione, affollata da molti, a volte moltissimi, personaggi, una qualità comune alla maggioranza delle scene della crociera.

Nelle storie bibliche sono presenti precisi riferimenti alla storia locale, un tema particolarmente caro ai senesi. Tale stretta connessione tra vita civile e vita religiosa si manifestò precocemente a Siena, come dimostrano gli affreschi a soggetto storico contemporaneo nel Palazzo Pubblico o, ad esempio, l'invocazione rivolta a Maria "sis causa Senis requiei" ("garantisci la pace a Siena") sull'iscrizione nella Maestà di Duccio di Buoninsegna, già sull'altare maggiore della cattedrale.

Anche su un'opera chiave come il pavimento del Duomo, quindi, non mancano riferimenti al sogno di potenza e grandezza dei senesi, all'epoca il più grande stato in terra toscana, tramite le scene di battaglia del popolo ebraico in cui trasfigurare le proprie vicende.

La presenza della scena evangelica della Strage degli innocenti fu scelta probabilmente per il contenuto cruento analogo alle altre scene, ma è stato notato anche come getti quasi un'ombra di consapevolezza sulla fine gloriosa ma traumatica dell'indipendenza di Siena.

Transetto destro

Nel transetto destro la decorazione pavimentale non è legata prevalentemente alle storie dell'Antico Testamento e presenta una certa varietà di stili e di tecniche usate. A parte le Storie di Assalonne e di Iefte, si incontra infatti la singolare rappresentazione dell'Imperatore Sigismondo, inoltre la zona davanti alla berniniana cappella del Voto (o Cappella Chigi) presenta figure allegoriche risalenti al 1780 (rifatte novant'anni dopo con soggetto identico). L'intera zona, come nel braccio sinistro della crociera, è divisa in tre fasce: quella superiore, divisa a sua volte in due parti, mostra la scena dell'imperatore e la Morte di Assalonne; quella centrale le complesse storie del Sacrificio di Iefte, ricchissime di figure, e quella inferiore è occupata dalle piccole allegorie antistanti la Cappella del Voto, importantissimo santuario cittadino, che per questo sono rivolte verso di esso, non verso la navata come il resto delle storie. All'altezza di quest'ultima fascia, in corrispondenza dell'esagono centrale, si trova un triangolo con decorazioni geometriche.

Esagono centrale

Il grande esagono centrale, sotto la cupola, è diviso in altri sei esagoni più un settimo centrale, tutti di dimensioni uguali; inoltre per riempire gli angoli dell'esagono maggiore sono necessari sei riquadri a forma di losanga, variamente orientati. Ogni riquadro è circondato da un'elegante fregio a spirale, con motivi vegetali, e un'ulteriore fascia a intreccio, dovuta al disegno beccafumiano. La lettura delle scene non segue un rigoroso schema logico, ma va da un riquadro all'altro con interruzioni e cambi di senso. Vi si narra il trionfo del profeta sui sacerdoti del dio Baal protetti da re Acab (I Re, 18, 1-40). In base al testo biblico si inizia nella losanga più a destra (Elia nutrito da un corvo nel deserto), per proseguire in senso antiorario nelle losanghe inferiori (Incontro con la vedova e Resurrezione di suo figlio), per poi riprendere nelle losanghe superiori, sempre da destra a sinistra (Elia manda Abdia a chiamare re Acab e Arrivo del messaggero da Acab) e continuare nell'esagono centrale col Patto tra Elia e e Acab. Le storie entrano dunque nel vivo con la sfida tra i sacerdoti di Baal e Elia (esagoni a sinistra superiore e centrale in alto), seguendo l'ultima losanga, quella a sinistra, in cui Elia unge Iehu re d'Israele su indicazione divina. Si riprende quindi con l'esagono destro inferiore (Elia predice la morte di Acab) e quello sinistro inferiore (Acab ferito a morte in battaglia), per terminare in quello centrale inferiore, con Elia rapito dal carro di fuoco.

La storia della decorazione di questa zona è abbastanza complessa: qui anticamente si trovava l'altare principale della cattedrale che già nel XIV secolo venne arretrato e in seguito rifatto da Baldassarre Peruzzi (1532). Al 15 marzo 1375 doveva già essere presente in questa zona del pavimento la Parabola della trave entro una nicchia di forma ogivale a sua volta dentro una cornice esagonale, affiancata dai triangoli della Parabola dei due ciechi di Antonio Federighi (1459) e dell'Obolo della vedova di Domenico di Niccolò (1433). Le precarie condizioni di queste scene richiesero la loro sostituzione nel 1878, quando si prese la decisione di completare piuttosto le Storie di Elia del Beccafumi presenti nelle altre parti dell'esagono. L'incarico venne affidato ad Alessandro Franchi, che rifece anche le altre storie del profeta, opera dell'allievo di Beccafumi Giovan Battista Sozzi (1562).

La presenza di Beccafumi nel cantiere del pavimento inizia dal 1519 proprio con le storie di Elia. Stilisticamente queste scene mostrano influenze di Raffaello (composizioni che ricordano gli arazzi per Leone X) e di Michelangelo (movimenti vigorosi delle figure che appaiono ispirati dalla volta della Cappella Sistina), per cui sono messe in relazione al ritorno dal secondo viaggio a Roma dell'artista.

Se quasi incondizionata è l'ammirazione per le scene di Beccafumi, anche l'opera di Alessandro Franchi ha iniziato a ricevere la dovuta attenzione negli ultimi anni, per l'indubbia qualità compositiva e disegnativa, nonché per la dote di inserirsi senza fratture eccessive nel complesso rinascimentale delle decorazione.

Storie di Mosé

Il grande riquadro sopra l'esagono centrale, posto tra la Cacciata di Erode a sinistra e la scena dell'Imperatore Sisismondo a destra, è decorato dalle Storie di Mosé, superba opera disegnata da Beccafumi, che vi lavorò dal 1525 al 1547.

Sotto il riquadro maggiore, nel quale sono composte più scene senza soluzione di continuità, si trova poi una fascia, lunga e stretta, dove è rappresentato Mosé che fa scaturire l'acqua dalla rupe di Horeb. L'opera di Beccafumi, nata nel periodo della sua piena maturità, era solo uno dei prestigiosi lavori che l'artista teneva in città in quel periodo come, tanto per restare nella cattedrale, gli affreschi dell'abside, purtroppo danneggiati dal terremoto del 1798 e oggi per lo più ridipinti o sostituiti.

L'opera di Beccafumi in questo riquadro e nella zona attorno all'altare maggiore si distingue molto da tutte le altre scene, comprese quelle realizzate in precedenza nell'esagono, per l'espediente tecnico di non eseguire più le ombre tramite il tratteggio, ma piuttosto con l'inserimento di marmi di diverse tonalità, ottenendo un effetto di grande plasticismo ed espressività, grazie alle migliori possibilità di creare effetti di luce e d'ombra e, quindi, di volume.

Queste scene destarono la più esorbitante ammirazione e l'onore degli scrittori dei secoli XVII, XVIII e inizi del XIX secolo. Anche il fregio che le circonda fu disegnato da Beccafumi.

Prima fascia del presbiterio

Davanti all'altare maggiore, all'altezza delle cappelle di Sant'Ansano e del Santissimo Sacramento, si trova una fascia rialzata di un gradino. Qui si trovano tre riquadri principali e quattro figure di profeti che le intervallano. Si tratta di scene derivate dall'Antico Testamento di non facile lettura, anche per lo stato di conservazione precario dei marmi, essendo una zona destinata ad essere ampiamente usata durante le funzioni liturgiche.

Presbiterio e coro

Virtù cardinali
Primo fregio dell'altare
I lati destro, sinistro e verso la navata dell'altare sono decorati da una doppia fascia di tarsie marmoree, che nel lato frontale ingloba anche la grande scena del Sacrificio di Isacco; sono tutte opere disegnate dal Beccafumi, per le quali venne pagato il 2 maggio 1544. Il doppio fregio è composto da una fascia, quella interna, decorata da scene bibliche, spesso ridotte a singole rappresentazioni di personaggi. Si tratta di figurazioni suggestive, ma spesso di difficile interpretazione per la scarsità di riferimenti iconografici. Immaginando di guardare le scene dall'altro, procedendo dall'alto verso il basso e da sinistra verso destra, in senso orario, si incontrano:
  1. Il vecchio Tobia con il figlio Tobiolo e l'arcangelo Raffaele, oltre all'immancabile cagnolino
  2. Una donna che rappresenta la Carità o una Sibilla
  3. Adamo inginocchiato, in un riquadro più grande
  4. Un profeta che guarda attentamente il cielo di spalle
  5. Un'altra donna seduta che tiene in mano un libro, forse una Sibilla
  6. Sacrificio d'Abele: questa scena è citata nei pagamenti del 1544
  7. Un'altra donna seduta con un bambino
  8. Il sacrificio di Melchisedech, pendant con quello di Abele
  9. Una donna seduta con un bambino, forse una Sibilla sdraiata
  10. Eva in ginocchio, in pendant con quello d'Adamo, che la critica considera la migliore del fregio, tanto da essere attribuita addirittura da alcuni al Sodoma, ipotesi difficilmente confermabile
  11. Un profeta con un libro aperto davanti
  12. Eliseo che resuscita il figlio della Sunamita
Marcia del popolo ebraico verso la terra promessa

Attorno al fregio a riquadri se ne trova un altro a figure continue, spezzate in tre tronconi (uno per lato), che mostra una movimentata processione composta d'uomini e donne d'ogni età, dagli accesi contrasti luministici, che rappresentano probabilmente i figli d'Israele in cerca della terra promessa. Essi convergono verso un altare sacrificale, al centro in basso, segnando la conclusione ideale delle Storie di Mosè.

Sacrificio di Isacco
Il ciclo pavimentale ha la sua conclusione ideale nel Sacrificio di Isacco, pagato al Beccafumi il 25 febbraio 1547. Dio vuole mettere alla prova Abramo, e per fare ciò gli ordina di prendere il suo unico figlio, Isacco, e di dirigersi verso il monte Moria per sacrificarlo. Quando tutto è pronto, l'angelo del Signore interviene per fermare Abramo che scorge lì vicino un montone impigliato in un cespuglio. Sarà la bestia ad essere sacrificata al posto del fanciullo. L'episodio si conclude con il rinnovamento della promessa fatta ad Abramo di moltiplicare la sua discendenza come le stelle del cielo e la rena sulla spiaggia del mare. La scena venne disegnata senza una dominanza dell'elemento umano, come nelle altre, ma anzi l'ambiente ha un ruolo importante, con gli squarci paesistici visionari, dominati da alberi contorti, quasi zig-zaganti, o da notazioni di vivo realismo, come l'asino col basto sulla destra. La scena ha un andamento a spirale, con l'annuncio dell'angelo ad Abramo in alto a sinistra, l'indicazione del luogo del sacrificio a sinistra, il sacrificio al centro.

Note

Bibliografia

  • Bruno Santi, Il pavimento del Duomo di Siena, Scala, Firenze 1982, ristampa 2001. ISBN 978-888117083-8
  • Toscana. Guida d'Italia (Guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2003, p. 536.

Voci correlate

  • Duomo di Siena
  • Allegoria del colle della Sapienza
  • Battistero di San Giovanni (Siena)

Altri progetti

  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Pavimento del duomo di Siena

Collegamenti esterni

  • Sito ufficiale, su operaduomo.siena.it. URL consultato il 25 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2012).

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